Ha cambiato genere il Grillo di 5 Stelle, ha traslato la sua tradizionale e seducente comicità antipolitica nel popolare, o meglio populista cabaret. Un gag sull’onda dell’attualità è l’esternazione controcorrente rispetto all’ indignazione mondiale per il voto degli americani che insediano un personaggio da fumetti dell’horror nel cuore del potere USA. Il Beppe, attaccato al cordone ombelicale della premiata ditta Casaleggio, esulta per l’elezione di Donald Trump e il suo programma di autarchia, sessismo, omofobia, razzismo e quant’altro lo connota come uomo delle caverne del terzo millennio. Il comico trasformista ha un altro numero per il suo spettacolo pirotecnico. Succede che emanazioni siciliane del Movimento, in vista di una competizione elettorale, emulino Totò e Peppino, ingenui falsari di banconote. Per vantare largo consenso ai candidati 5 Stelle diventano alacri copisti di firme di sostegno. La magagna si scopre e apre un vulnus nella credibilità dei proclami grillini sull’onestà. Che ti aspetteresti dal Beppe? Una presa di distanze netta, che so, una condanna, l’espulsione dei truffatori, un mea culpa pubblico? Grillo è Grillo e da lui devi aspettarti altro, che arriva puntualmente. “Le firme? Mica false”, chiosa così per ridere, “Firme copiate, roba da stupidi”. La gola profonda che ha confermato il raddoppio e più delle firme sarebbe la deputata regionale grillina La Rocca. Chissà cos’altro inventerà il fondatore di 5 Stelle per inserire la vicenda delle contraffazioni nel repertorio del suo circo comico.
Bitonci dimissionato, Lega fuori dalla guida di Padova
La Lega, che in chiave autoreferenziale Salvini candida a guidare il Paese, perde pezzi, anzi il pezzo pregiato di una misera collezione, il bastone di comando di Padova, unica città di una certa dimensione a sindaco leghista. Dimissioni in massa dei consiglieri, giù la testa del sindaco Bitonci. Il no plebiscitario è attestato dallo schieramento che include Forza Italia e Movimento 5 Stelle. Salvini ha provato inutilmente a far desistere i presunti alleati berlusconiani che in campo nazionale ritiene inaffidabili, al punto di complottare con Toti per un progetto alternativo del centro destra. Il Bitonci ha provato ad aggrapparsi con le unghie alla fascia di sindaco e nei giorni scorsi, euforico per la l’esito del voto si è paragonato a Trump. “Come lui sono vittima di giornali, lobby, centri di potere” (???). La manfrina non ha sortito effetti. Comune commissariato, padovani alle urne nella prossima primavera. E’ un caso, ovviamente, ma sta di fatto, come sosterrebbero i superstiziosi, che ha decapitare il sindaco siano stati 17 consiglieri. “Io sono il sindaco, dico e faccio quello che voglio”. Così, nel bel mezzo di un consiglio comunale rissoso, il Bitonci centralizzatore e incapace di dialogare: “Io sono il sindaco, dico e faccio quello che voglio”. Gli è andata male, ma c’è il rischio che ci riprovi.
Benvenuto signor Trump
Come esordio niente male. L’arguto e superesperto europeista Junker dà il benvenuto a Trump con un preoccupante ammonimento. Avverte il parlamento della Comunità che per far capire qualcosa al neo presidente USA, “che non sa niente del mondo” ci vorranno due anni di paziente attesa per la sua emancipazione dall’ignoranza. Meno dura, o quasi, Angela Merkel. “Lo incontrerò”, dichiara “ma solo quando ci sarà un incontro plenario e sempre che dimostri rispetto per i diritti civili e la democrazia”. L’aspettano tempi duri mister Trump.
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