Scateni. Benvenuti turisti, meglio se Vip/ Niente da dire


Articolo pubblicato il: 18/06/2017 14:30:04

Mai contenti gli italiani. I più sono titolari di privilegi per grazia ricevuta dalla natura e da predecessori che hanno arricchito città e luoghi baciati dal turismo. In decenni di torpore il Bel Paese ha declassato un patrimonio senza pari nel mondo, per incuria e sistematica disattenzione. Nel frattempo il resto del mondo ci scavalcava nella classifica della buona accoglienza. Un paio, tra molti esempi di ospitalità virtuosa, sono esibiti da Spagna e Croazia. L’Italia ha osservato stupita le loro strategie di attrazione del turismo e pur senza imitarne l’efficienza promozionale, la qualità dell’offerta, la mole di investimenti, è stata poi baciata dalla fortuna e dall’autopromozione di un patrimonio senza uguali, raccontato dal capillare sistema di comunicazione diffuso da Internet attraverso i mille veicoli di “emittente” mondiale. Un vero boom, incompatibile con la modesta capacità di risposta in termini di qualità. Merito di una sterzata nella giusta direzione è di Franceschini, ministro iperattivo e decisionista, ma non è bastato a compiere la rivoluzione della cultura specifica richiesta al complesso degli operatori. Approssimazione, finanziamenti inadeguati ma soprattutto impreparazione a gestire fiumi di turisti, danno voce a nuove lamentazioni: troppi turisti, luoghi d’arte e mete più gettonate prese d’assalto, storiche scalinate declassate a bivacchi, porti inadeguati a ospitare traffici intensi, invadenza del turismo di massa, prevalere di un improduttivo “toccata e fuga”. Si lamentano Venezia e Firenze, Roma, con appendice xenofoba della sindaca, Napoli, Capri (in quanto isola snob vorrebbe solo ospiti da dieci euro per un caffè nella piazzetta riservata ai Vip)). Anziché attrezzarsi per ricevere tutti al meglio con uomini e risorse adeguate, incassate con il boom dei flussi turistici, invocano come  panacea di tutti mali il limite drastico del numero chiuso. Domanda: “Per filtrare l’ok al pass, chiederanno di esibire la dichiarazione dei rediti, la carta oro dell’American Express, il distintivo del Rotary?”  Mai contenti gli italiani. Pochi o troppi turisti, identiche lamentazioni.  

Niente da dire se il padre di un pentastellato graduato, qual è Di Battista, figlio politico prediletto del comico genovese, tiene a confermare pubblicamente “sono fascista”, se non che la dichiarazione sfiora il reato di apologia. Non è questo il punto. Il signore in questione conferma orgogliosamente l’appartenenza al club dei nostalgici del ventennio e contemporaneamente si dice fedele elettore di 5Stelle.  Il sospetto che non sia l’unico e apparente dissociato si sostanzia con le ultime news sul movimento che flirta con Salvini e si sputtana (non è la prima volta) capovolgendo (leggi Di Battista) posizioni pregresse sullo Ius soli. Il sì diventa no. Prova generale di inciucio con la Lega?     

Luciano Scateni