Articolo pubblicato il: 24/10/2016 16:33:32
Autogol della Brexit
Per il momento Europa batte Gran Bretagna e lo scarto si evince da alcune
ricadute con il segno meno sul Paese che ha scelto di farsi governare dai
conservatori. Il valore della sterline è in caduta libera, il cuore della city
londinese occupato con ritorni miliardari da grandi banche e potenti , si
prepara a pulsare altrove per continuare a godere di vantaggi fiscali e la
Comunità non ha alcuna intenzione di firmare accordi benevoli di esodo
della Gran Bretagna dal consesso europeo. Bocciata in partenza l’avance
di Theresa May, che chiede di stipulare patti commerciali con La Ue. A
quando il pentimento degli inglesi per il SI alla brexit? In tema di esodo
dall’Europa un altro corollario: il governo inglese ha chiesto alla
prestigiosa London School of Economics di chiudere le porte alle
consulenze di accademici stranieri. Insomma di mettere in atto una sorta
di autarchia culturale. L’iniziativa va a rimorchio della gaffe che per
fortuna ha costretto al dietrofront di chiedere agli italiani che intendono
studiare in Inghilterra di dichiarare se sono napoletani o siciliani. Il
governo ha chiesto scusa all’Italia, ma come rodaggio dell’uscita dalla Ue
questi passi falsi sono campanelli d’allarme che potrebbero preludere a
forme collettive di pentimento. (Nella foto Theresa May, premier inglese)
Bob, il ribelle
Maleducato e arrogante? Ha ragione l’Accademia di Svezia a definire così
Bob Dylan, ancora in pieno gioco del silenzio dopo giorni dalla
proclamazione di Premio Nobel per la letteratura? La questione è
controversa. Che c’entra il cantautore americano con la letteratura, si
chiedono sgomenti tanti scrittori delusi e invidiosi, in cuor loro aspiranti
al prestigioso riconoscimento? “Premio meritatissimo, risponde chi ritiene
che Dylan sia uno straordinario letterato prestato alla canzone d’autore.
Nel bel mezzo dello scontro ideologico, lui, Bob, si eclissa e indispettisce
chi ha giudicato il percorso professionale di una vita, degno del premio. Si
fa strada l’idea che Dylan, spirito ribelle anti tutto, possa aver deciso di
rinunciare al premio per zittire le polemiche e polemizzare con la scelta di
alcuni Nobel non condivisi, perché guidati da sudditanza al potere delle
lobby accademiche.
Droni? No grazie.
Rimaniamo in Svezia, saggio Paese nordeuropeo che privilegia il comfort
dei suoi abitanti grazie a un’avanzata politica del welfare. Nel timore che
la corsa a dotarsi di droni possa degenerare (in parte lo ha già fatto con
quelli spediti a bombardare la Siria, responsabili di morti e feriti tra la
popolazione civile) e invadere la privacy con riprese televisive, li ha messi
al bando in obbedienza a un divieto della Corte Suprema Amministrativa.
Protestano i produttori di droni che da qualche tempo fanno affari d’oro,
ma le uniche eccezioni autorizzano le forze dell’ordine all’uso dei mini
aerei telecomandati e solo per scoprire reati o indagare su incidenti.
Protestano anche registi e giornalisti che impiegano i droni per filmare
dall’alto per motivi di lavoro. Dune, in agguato, ecco le deroghe da scopi
consentiti che minerebbero il diritto alla privacy.
Va de retro, brutto che non sei altro
Los Angeles, Stati uniti d’America, simbolo universale di presunta
democrazia, perché contraddetta da residui consistenti di razzismo e
dall’impresentabile candidato alla presidenza, il folcloristico Donald
Trump: il club Beautiful People si serve di poderosi buttafuori per
impedire l’accesso “ai brutti”. Proprio così, ai brutti! Una sofisticata
commissione di Vip della bellezza decide su chi può entrare e chi no, con
l’eccezione di prammatica per chi in banca ha conti milionari e se anche
di brutto aspetto risulta attraente come spiega il boss del locale. Viva
l’America.