[Volevo stare un po' da solo per pensare… e tornan vive troppe cose
che credevo morte ormai…e quello che mi manca
nel mare del silenzio mi manca sai, molto di più…
ed improvvisamente ti accorgi che il silenzio
ha il volto delle cose che hai perduto…E quello che mi manca
nel mare del silenzio mi manca sai, molto di più]
Sono versi profetici, tratti da “La voce del silenzio”, canzone di Giulio Rapetti, Mogol, Paolo Limiti, Amelio Isola
L’ossimoro di questo sabato che risparmia agli italiani facce e bla bla dei politicanti di mestiere dopo mesi di visoni da incubo, è negli opposti che si toccano nel titolo “Silenzio assordante”. Da non credere per chi ha sofferto sintomi gravidici, ovvero le nausee da indigestione di truffe verbali di tizio, caio e sempronio con licenza di sparare cavolate in libertà per plagiare il popolo degli inconsapevoli elettori, disattrezzati a giudicarle per quello che sono, cioè bluff, bufale, promesse da imbonitori, professionisti del gioco delle tre carte. A rimetterci è sempre l’ingenuo scommettitore, indotto a puntare dal complice dell’imbroglione “trecartista. Per un paio di giorni radio e televisioni assecondano il dettato della legge elettorale e interdicono i salotti del cosiddetto dibattito agli inviati dai partiti per arringare l’elettorato. Il sollievo per respirare aria pulita è però un’illusione. Nel retro bottega degli occhi sono indelebili immagini e parole del serpentone renzisalviniberluscagrassomelo
Nel futuro molto prossimo non c’è che da accontentarsi del “mare del silenzio” e provare a estraniarsi dalle recite a soggetto di Pinco e Pallino che hanno ripetuto per mesi, come dicevamo a scuola “a pappagallo, la lezione di guru interni alla comunicazione di partito e imparata a memoria.
Mai arrendersi all’ineluttabile però e allora nel “mare del silenzio” c’è anche spazio per prepararsi al voto, all’operazione di contrasto che argini i danni di un’onda della destra, per il momento di media portata, che ha come epigoni Putin e Trump, tiranni a Est-Ovest del mondo e in Europa Ungheria, Polonia e affini, ex membri dell’Urss convertiti al razzismo, ma anche truppe sparse nel pianeta arabo e asiatico, sudamericano e nordeuropeo.
Tarate le strumentali esternazioni buoniste della destra italica, basta consultare l’enciclopedia web e la sua sconfinata memoria, per capire dove finirebbe il Bel Paese se le urne non smentissero i canti di vittoria anacronistici sbandierati da razzisti, antieuropeisti, populisti, incompetenti, improvvisatori, qualunquisti. Il salutare tuffo nel “mare del silenzio” avrebbe così un senso, potrebbe contribuire a compensare lo sconforto per “…il volto delle cose perdute… perché tornino vive “troppe cose che credevo morte ormai”. Questo un pensiero da vigilia elettorale, rivolto ai frammenti della sinistra storica.
Un’occhiata ai media cartacei è test eloquente per capire con chi abbiamo a che fare. Nel giorno del silenzio l’ex cavaliere, il tizio del bunga bunga condannato in via definitiva per frode fiscale, e titolare di altri guai giudiziari, con alto livello di correttezza istituzionale ha pensato “me ne po’ frega de meno” della legge elettorale e presenzia a un comizio in quel di Napoli. E’ sceso nella città degli smagati eccellenti, avvezzi a fregarsene delle balle di storici dominatori, dove prometterà il famigerato milione di nuovi posti di lavoro, la ghigliottina sulle tasse. Sulla faccia imbalsamata spunta neppure una ruga di vergogna in più, la cartapecora non lo consente.
Si è davvero incavolato il Vaticano che interprete di Papa Francesco ha svergognato Salvini, apparso ai suoi “fedeli” con il rosario tra le dita. Cristo lo avrà sicuramente destinato al girone infernale degli ipocriti opportunisti e tra i dannati, se esiste il giudizio universale, finirà anche Giorgia Meloni, immortalata accanto al nazista ungherese Orbàn. Di Maio, osservato con disgusto da San Pietro, sarà respinto a calci nel sede dalle porte del paradiso, imputato di fake news emesse dalla sua bocca di immaturo e per aver ignorato il divieto di presentare alla vigilia del voto la lista di ipotetici ministri a Mattarella. Salvini? Flirta con Trump, sciagura apocalittica della Terra. Con lui al governo brinderebbero i produttori di armi e chissà passerebbe l’ipotesi di armare gli insegnanti e perché no le massaie, i coltivatori diretti, gli allevatori di polli, i pattinatori sul ghiaccio, gli spazzacamini.
Dicono Giulio, Veronica, Giuseppe e Oronzo, Michelina, Vincenzo: “Il voto? A che serve?”, “Uno o altro per me pari sono, imbroglioni e ladri”, “Voto o non voto, rimane tutto come sta”, “Penso a me stesso, solo questo mi interessa”. Dovesse verificarsi la sciagura di un governo di destra, avrebbero contribuito alla iattura, in molteplici forme di qualunquismo, Giulio, Veronica, Giuseppe…eccetera.
Luciano Scateni
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