Alla corte dei vincitori
E’ chiarissimo, la campagna elettorale che ha tirato la volta a 5Stelle e condotta alla garibaldina da Travaglio riceverà il premio dovuto. Diventerà il quotidiano di Di Maio e dei suoi “cittadini” che hanno festeggiato il successo in un albergo a cinque stelle (per inedita e subitanea coerenza con il proprio logo, o con il sapore del potere?). Il corteggiamento del Fatto Quotidiano ai pronosticati vincitori del 4 marzo si conclude con il matrimonio. E anche questa è l’Italia, ovvero il Paese del salto sul carro dei vincenti.
Fidarsi? Oramai di chi? Certo non della stragrande maggioranza di mestieranti della politica che “scendono in campo” con l’unico obiettivo di “sistemarsi” senza competere nel mondo del lavoro e delle professioni. Dal 4 di Marzo gli incontri con i delusi del Pd, di là dall’amarezza, registrano moti di sconforto e rabbia. “E’ l’ultima volta che mi sono turato il naso per votare personaggi del mio collegio: anonimi, fantasmi senza storia, mai visibili al lavoro che un tempo impegnava i quadri a incontrare la gente, a capire i suoi problemi, le emergenze, i bisogni”. “No, questa volta non ce l’ho fatta. Non ho votato. Ho una storia alle spalle, un’adesione agli ideali della sinistra tradotta in comportamenti, rigore, onestà, altruismo”. “Bella ciao e con ciao intendo dire addio alla speranza di veder sparire il peggio dello scenario politico, delle cariatidi che più nulla e da tempo hanno a che fare con la sinistra”.
Un governo attento alla sicurezza, a prescindere dal tema dell’immigrazione, avrebbe risolto da tempo la delicata emergenza della tutela di bambini, anziani e portatori di handicap, esposti alla violenza di addetti disumani. Con la licenza a enti e strutture di assistenza una legge dedicata avrebbe dovuto obbligare tutti a installare nei locali video camere di sorveglianza. Non è stato così e la cronaca continua a denunciare odiosi soprusi, l’ultimo scoperto a Taranto, dove i genitori di un bambino maltrattato hanno picchiato la maestra colpevole delle violenze. Ora, se non c’è dubbio sulla negazione dell’uso della violenza per punire la violenza, è anche vero che l’esasperazione di madri e padri di bambini esposti ad abusi è comprensibile.
Non è solo Trump a perdere pezzi con le dimissioni e i licenziamenti degli uomini di vertice del suo staff. Il deperimento sembra una cosa di famiglia. Qualche segnale di intolleranza coniugale lascia intendere che Ivanka, la fascinosa moglie del tycoon, lo sopporti sempre meno. La relativa comunicazione non verbale è nella ritrosia a concedergli la confidenza della mano nella mano. Più netta è la conferma ufficiale di guai in famiglia che si deve a Vanessa, sposa del figlio Donald junior. Avrebbe presentato istanza di divorzio, non condivisa, alla Corte Suprema di Manhattan.
Firenze, lo stupro di due studentesse americane subito da un paio di carabinieri in servizio, il processo. Gli imputati: “Ci siamo comportati da maschietti…Fu un'occasione di fare sesso, lo capimmo entrati nell'androne. Non siamo mostri. Tutti sanno che queste americane spesso e volentieri fanno delle avances". Anche questa è l’Italia, Paese che non una sola volta ha vissuto storie da tempi delle caverne, con uomini delle forze di polizia che investiti della denuncia delle vittime di stupro, replicano con un sorrisetto beffardo e insolente “Dì la verità, te lo sei voluto, ti è piaciuto, eh?”
Luciano Scateni
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