Battito cardiaco alle stelle, fibrillazione, stato emotivo survoltato, respirazione profonda da ginnastica ‘Pilates’ per controllare accelerazioni al galoppo sfrenato e per colonna sonora la marcia Radesky, l’andante con brio dell’orchestra dei carabinieri che accompagna il rap ‘ip-ip-ip-urrà! eseguito all’unisono da tifoserie in depressione per l’astinenza da Covid e dalla marea di cointeressati al trend miliardario del calcio: vertici dei club, dirigenti a vario titolo, tecnici, giocatori, medici sportivi, massaggiatori, magazzinieri addetti alla buona tenuta del ‘tappeto verde, perfino raccattapalle. L’olimpico di Roma accoglie il primo step degli azzurri e li oppone ai turchi, sfida disertata da Draghi per impegni internazionali e da Erdogan, che noto per essere un feroce dittatore, capisce che non sarebbe proprio il benvenuto. Gongola la Raggi Virginia (non si sa bene perché eletta sindaca di Roma Capitale). Spande al vento esternazioni di orgoglio campanilista per la ripartenza del calcio con tifo in presenza, come fosse suo merito e profitta per tenere un mini comizio. Promette per Roma un radioso futuro, come se per tutto il mandato avesse operato esemplarmente. Insomma in sedicimila per il debutto italiano agli europei, preceduto da una sfilza di risultati positivi, in verità messi per lo più in carniere grazie ad amichevoli scelte con consumata astuzia dal Ct, per evitare confronti impegnativi con le formazioni di maggior tasso tecnico. L’allenatore, coccolato da tutto l’ambiente carica la giovane Italia (Chiellini e Bonucci, gli anziani) e si sbilancia: “Voglio arrivare alla finale”, ma mette anche le mani avanti e dichiara che all’Olimpico ci saranno “pochi italiani. Come giocare in campo neutro”. Il primo ostacolo, questa sera è una formazione che De Biase, allenatore italiano dell’Azerbaygian valuta per nulla facile da domare, perché forte di molti giocatori che militano in squadre europee di rango. Insomma, gli Ay Yildizhlar (‘Luna e stella) non meritano di essere sottovalutati, ad eccezione della difesa che non è proprio impenetrabile, connotato che non dispiacerà ai tre dell’attacco italiano, che coniugano la continuità e il genio creativo di Insigne con il potenziale realizzativo di Immobile e l’estro fertile di Berardi. In chiave tecnica la superiorità degli azzurri è fuori discussione. Frustrati per il blitz di rapina che concede a Dazn la tele trasmissioni del campionato di serie A, Rai e Sky si dividono onore e onori di questo esordio europeo dell’Italia.
Che spettacolo la stupefacente cerimonia inaugurale degli europei. Musica grazie alla banda dei Carabinieri, suonatori di tamburi issati fin sotto il tetto dell’Olimpico, giganteschi palloni blu nel cielo, fuochi d’artificio policromi, una ballerina simbolo della rinascita, Bocelli con ‘Nessun dorma’. Entusiasmo alle stelle, i sedicimila sembrano centomila e sulle gradinate tifosi italiani e turchi gli uni accanto agli altri, in promiscuità che ci piacerebbe fosse sentimento universale. La gioia visibile, palpabile, per la normalità che si fa vicina, le ultime note di Bocelli salutate da esplosioni di fuochi colorati, scritte che invitano all’amicizia, all’amore. Abbracci di ragazzi italiani e turchi sulle gradinate, parrucche tricolori e rosse unite nello sport, che bello! Il match è affidato alla direzione arbitrale di Danny Makkelie, al Var Kevin Blom. Il primo calcio è dei turchi, l’Italia ha scelto di batterlo al via della ripresa. Come cambiano i tempi. Cakir, portiere dei turchi ha le sopracciglia ritoccate, come fanno le donne. Niente da dire, per carità, solo una piccola stranezza. Il possesso palla è dominio dell’Italia, partita equilibrata nei primi quindici minuti, dedicati a studiarsi sui due fronti. Insigne ne fa una delle sue, dribling stretto a rientrare, conclusione a giro, di poco a lato. Minuto 18. Replica Bonucci un minuto dopo dalla distanza massima. Un paio di mani in area dei turchi, non sanzionati. Braccia attaccate al corpo. Insigne dalla bandierina, Chiellini di testa benissimo, miracolo di Cakir, ma l’Italia s’è desta e come. Fino al 30esimo neppure un tentativo dei turchi andare al tiro in porta, l’Italia non subisce gol da tre partite. Mezz’ora di grande calcio di Spinazzola sulla fascia sinistra. Manca il gol e non è poco, certo. Dieci al riposo. Di Insigne il maggior numero di conclusioni. [S1] Nessuna meraviglia, ovvio. Ci prova anche Berardi, alto sulla traversa. Assalto al forte turco, conclude Immobile, debole e centrale. Ci vuole pazienza e molta. Terzo fallo di mani in area turca, il Var nega il rigore (…e tre!). Spogliatoi. Chissà se Mancini pensa alla velocità, ai dribling alla pericolosità di Chiesa. Riscaldamento per il ‘napoletano’ Di Lorenzo che entra per Florenzi. Si riparte. Prima incursione del terzino del Napoli, angolo. Batte Insigne corto, fuorigioco azzurri. Finalmente si sblocca il risultato. Contropiede micidiale di Berardi, cross teso, interviene Demiral, difensore turco e segna il più classico degli autogol. Uno a zero e partita più agevole per gli azzurri. Spazi maggiori per incidere. Minuto 53. La differenza con i turchi è l’uno contro uno, sempre vincente degli azzurri. Il tifo degli italiani ora è tutto per un secondo e rassicurante gol. Batti e ribatti, l’Italia trova il due a zero con un tiro imparabile di Immobile dopo un’azione insistita di tutta la squadra e una respinta miracolosa di Cakir su conclusione di Berardi. Minuto 66. Fuori Tufan e Yokuslu, dentro Ayhan e Kahveci. Cristante per Locatelli al 73esimo e applausi per entrambi. Reagisce la Turchia, attenzione...Esce Karacan per Dervisoglu. Poteva mancare il gol di genio Insigne? Non manca: uno, due, tre passaggi veloci, entra in area, posizione ideale, tiro a giro, in angolo alla sinistra di Cakir. Tre a zero al minuto 79, urra! Escono Immobile e Insigne per Belotti e Chiesa. Bernardeschi per Berardi. Over time di tre minuti. Missione compiuta, applaude anche Mattarella, spettatore illustre. Buon futuro Italia!
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