La metafora è nell’espressione abusata “ultima spiaggia”, che torna in automatico alla mente al via di questo arduo Arsenal-Napoli che ospita l’Emirates Stadium di Londra. Messa alle spalle la delusione per il finale di campionato, che gli azzurri sembrano vivere svogliatamente, dimenticata la fine prematura dell’avventura in Champions League, il Napoli e Ancelotti hanno provato a lenire la delusione dei tifosi del “ciuccio”, che hanno aperto un ultimo credito al tecnico e alla squadra, contro gli uomini dello spagnolo Emery e la spinta di tremila tifosi venuti da Napoli e di quelli che vivono a Londra e dintorni, in Inghilterra, in Europa. In palio l’accesso ai quarti di finale. Al traguardo si oppone nelle due tornate di andata e ritorno un team prestigioso, che soprattutto nel “giardino” di casa è quasi imbattibile. Ancelotti ci va cauto, come si dice mette le mani avanti, dice che insomma anche un passo falso in trasferta può essere ribaltato nel retour match al San Paolo, tra sette giorni. In partenza esclude dalla formazione Milik. A ragione? E’ legittimo il dubbio. Si torna ai due piccoli, alla Sarri. Si vedrà se in corsa non servirà un centravanti alla Nordhal qual è il polacco, se Insigne, reduce da una sosta non breve, ha nelle gambe i novanta minuti di questa impegnativa sfida. Che spettacolo: sulle gradinate striscioni, maglie, sciarpe, azzurre, entusiasmo alle stelle, passione napoletana. L’Arsenal parte con il turbo e il Napoli fatica a ripartire, è impreciso, sbaglia quasi tutto. In cinque minuti tre calci d’angolo per i rossi di Emery. Quando i red ripartono sono dolori: velocita, scambi a memoria, incisività, triangolazioni strette imprendibili, pericolo costante per la difesa azzurra tutt’altro che impenetrabile. Il Napoli, in due parole, non c’è e per tutto il primo tempo l’inerzia della partita è nella piena disponibilità dell’Arsenal. Cech merita il sussidio di disoccupazione mentre è lavoro straordinario per Meret. Che terapia può inventare Ancelotti nei 15 minuti dell’intervallo? Certo può affidare a Milik la responsabilità di far sentire il fisico e l’attitudine a sfondare al centro, come punto di riferimento per le sgroppate sulle fasce di Mario Rui e Callejon, ma sempre che cresca la compattezza difensiva, dove Hysaj sembra in difficoltà, alle prese con la velocità e l’intraprendenza dell’attacco e dei centrocampo dell’Arsenal. In tono dimesso il reparto presidiato da Allan e Fabian Ruiz e una sola gigantesca occasione per Insigne, invitato a nozze da un cross di Callejon. Pallone alle stelle sul finire del tempo. Sprecata l’unica chance per dimezzare lo svantaggio ottenuto da spettacolare azione sull’asse Ozil-Ramsey con un bel gol di quest’ultimo. Uno a zero al minuto 14. Reazione zero del Napoli. La seconda rete nasce da una deviazione di Koulibaly su un tiro non irresistibile di Torreira, che beffa Meret. Due a zero al 25°. Si riparte e la domanda è: l’Arsenal reggerà al ritmo forsennato dei primo tempo? E poi, non sarebbe utile la vocazione offensiva di Malcuit sulla fascia destra? Milik rimane in panchina e le sole possibilità di svettare di testa nell’area di rigore avversaria sono di Koulibaly su calcio d’angolo. L’Arsenal sembra perdere parte dell’aggressività spesa nella prima frazione di gioco e il Napoli sposta in avanti il baricentro. Meno errori, qualche idea in più e la partita diventa equilibrata. L’avversaria sembrerebbe domata, forse stanca per aver speso moltissimo nel primo tempo. Al minuto 66 il cambio Milik-Mertens. Escono anche Ozil e Lacazette, entrano Iwobi e Kolasinac. Ma che peccato, il Napoli ha letteralmente regalato un tempo all’Arsenal. Il sospetto è che l’ordine di scuderia fosse di contenere l’avversaria, sperando di non subire gol. Insomma, una scelta rinunciataria. Ancora una volta Ancelotti, quando mancano otto minuti al 90°, tira via Insigne e Fabian Ruiz e manda in campo Younes e Ounas, ma nei pochi minuti in campo non consente loro di entrare in gioco con l’efficacia necessaria a scardinare la difesa dell’Arsenal. Cosa insegna il secondo tempo di questa sfida? Che gli inglesi hanno nelle gambe e nella testa 45 minuti irresistibili, ma che pagano lo sforzo nell’altra metà della partita. Basterà questa considerazione a pareggiare il conto fra sette giorni? E il Napoli, ritroverà la confidenza con il gioco espresso al meglio del suo potenziale? La sentenza è affidata al San Paolo, con l’augurio che gli azzurri riscatteranno il non gioco del primo tempo visto qui all’Emirates Stadium di Londra. Dimenticavo, Meret strepitoso. E’ la nota lieta della serata.
Luciano Scateni
GoldWebTV è anche su WhatsApp! Iscriviti al canale per avere le ultime notizie direttamente sul tuo telefonino!