Nemmeno in tribuna, nelle poltroncine alle spalle della panchina. In sette, evidentemente, ma non ufficialmente imputati di inconsistenza tecnica e psicofisica, hanno fatto le valigie e sono ornati a casa (Verratti, Berardi, Mancini, Jorginho, Immobile e Insigne, Luis Felipe) Chi resta è Mancini, che della partita incredibilmente regalata alla Macedonia ha capito poco o niente e oltre a borbottare, ad agitarsi, a urlare contro questo o quell’azzurro dalla stampa specializzata bollato il day after con un 4 in pagella, poco ha dato a vedere di saper governare una partita potenzialmente da vincere senza sforzo. Il bel ct rivela di divertirsi un mondo ad allenare l’Italia, pesca nelle le onde del mare in tempesta della contestazione (e i fischi di Palermo) un paio di alibi fasulli per giustificare la caduta verticale di gioco della nazionale e spalleggiato dall’ameno presidente Gravina, tutelato dalla stampa sportiva patriottica per non perdere vendite dei rispettivi giornali, dice di aver riflettuto, come promesso a Palermo. Rimane in plancia di comando e relativi compensi, annuncia “Vero, avevo detto di voler vincere i mondiali, vuol dire che devo rinviare un po’. Significa, in chiaro, che l’Italia si terrà Mancini commissario tecnico fino ai mondiali post Qatar. Nel frattempo bisogna onorare l’inutile disfida di Konya, dove il Buyuksehir Stadi ospita Turchia-Italia, con sette cambi di Mancini rispetto a Palermo. Arbitra Enea Jorgji, albanese. Doccia fredda al minuto numero 4: in azione di contropiede Under evita abilmente Chiellini e da posizione angolatissima infila un approssimativo e sorpreso Donnarumma. 1 a 0 Turchia, pericolosa nelle ripartenze veloci. Primo cambio per Kuntz, entra Ayhan per Ozan Muhammed infortunato. Come previsto non è grande calcio a cui assistono i 30 mila del Buyuksehir Stadi. Turchia più determinata, e pericolosa degli azzurri, che oltre al possesso palla non vanno, almeno nella prima mezz’ora di gioco. Il portiere turco praticamente disoccupato, ma al 35esimo punizione eseguita alla perfezione da Biraghi, testa di Cristante, torsione giusta della testa, pallone nell’angolo alla destra del portiere. 1 a 1. Quattro minuti dopo Tonoli intercetta un rinvio debole del portiere avversario. Assist per Raspadori, tiro angolato, imparabile, Italia in vantaggio l’Italia. 2 a 1. Tutto in cinque minuti. Ci prova Cahanoglu allo scadere del tempo, Donnarumma vola e devia in angolo. Spogliatoi. Second time dell’amichevole che serve a Mancini per sperimentare, considerata la consistenza davvero relativa dei turchi. Entra Zaccagni per Zaniolo. Calhanoglu su calcio piazzato, gran risposta di Donnarumma, in angolo, a[S1] l minuto 50. Piove. Niente di speciale da segnalare nei primi 25 minuti, ma Raspadori regala all’Italia il tre a uno, nato da incertezze difensive della Turchia. In maglia rossa si fa valere la qualità di Cahlanoglu, capitano e uomo squadra. È match in ‘amicizia’ e Mancini concede spazio a tutti. Dentro Bastoni, Locatelli, Sensi, fuori Chiellini, Cristante, Pessina. Cambi anche per Kuntz, ed è l’unico evento che vivacizza una partita assolutamente inutile. Cahkanoglu risparmiato, doccia anticipata. Sei minuti al 90esimo e in un caotico affollamento in area azzurra la Turchia con una zampata di Dursun sotto porta trova il 2 a 3. Donnarumma con un intervento spettacolare nega dopo un paio di minuti il pareggio alla Turchia. Entra anche Belotti per Scammacca, e che senso ha questa sostituzione? Un’altra: Bonucci, per Raspadori, Mancini ha paura di un’altra mezza brutta figura e rinforza la difesa. 4 minuti di over time. Attacca la Turchia, melina degli azzurri. Finisce qui la gita italiana nella terra di Erdogan.
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