Articolo pubblicato il: 16/11/2016 08:25:54
Se l’esito di un incontro di calcio dipendesse dal peso registrato da una bilancia di precisione, l’indice si fermerebbe un etto abbondante più su in favore dell’Italia, un etto più giù per la Germania. Match a due facce, in clima di sfida amichevole con i tedeschi del CT in formazione quasi sperimentale, piena di giovani promettenti ma niente di più, quasi in conseguenza di un accordo con Ventura che a sua volta utilizza la partita senza punti in palio per proseguire nel ringiovanimento del team azzurro. Perciò un tempo Germania, il primo, uno dell’Italia, il secondo, un gol tedesco annullato per fuorigioco (e molti dubbi sulla segnalazione del guardalinee), un palo colpito da Belotti in fine di un’azione ubriacante e con conclusione impeccabile, gol sfiorato con merito. Poco altro quanto a emozioni, portieri chiamati al semplice ordinario, clima da “volemose bene o giù di lì. Forse conviene anteporre al gioco giocato due racconti, della serie il buono, il brutto e il cattivo. Il veterano e capitano tedesco Muller è incappato in una gaffe efficacemente rintuzzata. All’indomani della vittoria con il sonante punteggio di 8 a 0 inflitto al minuscolo Stato di San Marino, l’esperto giocatore teutonico ha sbeffeggiato i malcapitati avversari, indegni a suo dire di affrontare la squadra campione del mondo. Gli ha risposto l’addetto stampa di San Marino: “Anche se indossate il modello numero uno della divisa Adidas, siete sempre quelli che indossano calzini bianchi con i sandali”. Il secondo episodio, sconcio da vergognarsi, si è verificato con l’esecuzione dell’inno nazionale tedesco, fischiato da parte dei 45mila spettatori del Meazza. Il terzo, bello da poter scrivere il seguito del libro Cuore ha un protagonista molto speciale. Diego Malatesta è un giovanissimo e promettente calciatore (13 anni). Nel bel mezzo di una partita è stato autore di un dribling ubriacante tra più avversari. L’ultimo ha provato invano l’interdizione e Diego lo ha superato ma subito dopo è inciampato, è finito a terra. Per l’arbitro nessun dubbio, rigore. Diego ha cercato di dirgli di non essere stato toccato, di essere caduto per lo slancio. Arbitro irremovibile. Diego, chiamato all’esecuzione, ha spedito il pallone oltre il fondo campo, volutamente. Grande lezione di correttezza, da proiettare mille volte agli aspiranti calciatori e non solo a loro. Nell’Italia dello 0 a 0 finale, molto poco attraente, un immenso De Rossi ha confermato l’autorevolezza acquisita con l’esperienza: onnipresente, fonte inesauribile di gioco, punto di riferimento per i giovani che Ventura prova a far crescere. Loro bene, in blocco (Romagnoli, Zappacosta, Rugani, Belotti, Donnarumma). Una domanda a Ventura: che senso mandare in campo un giocatore a due minuto dal novantesimo, ed il caso di Zaza, in sostituzione di Belotti e di Sansone per Immobile? Quasi niente da segnalare della cronaca, se non la piacevole sorpresa degli azzurri, per aver mostrato molta più energia e voglia di vincere, rispetto alla Germania scesa al Meazza con spirito turistico, sottotono, lontana dal credito accumulato con Low allenatore. Lasciamo lavorare in pace Ventura. Lasciamoli cogliere con il tempo giusto i frutti della sua esperienza e della vocazione a tirar fuori campioni da ragazzi promettenti come Belotti che con il napoletano Immobile promette di diventare binomio insostituibile per l’attacco degli azzurri.
Luciano Scateni