Don Peppiniello Guardiola ha subìto per i primi venticinque minuti di Napoli-Manchester il calcio stellare di Sarri, bello come neppure la macchina quasi perfetta del City esprime a tempo pieno. La meraviglia del ricamo, tessuto dagli azzurri al via del match, è pari al prezioso lavoro delle donne che nelle seterie di San Leucio, in tempi borbonici, creavano capolavori apprezzati da re e specialmente dai Papi, per rendere à la page i loro abiti sontuosi. Aggettivi e definizioni per raccontare il primo quarto di una partita che avrebbe mutato l’inerzia dopo il maledetto infortunio al ginocchio di Ghoulam: velocità, trame fitte di passaggi precisi al millimetro, filtro insuperabile a centrocampo, dominio assoluto sulla dorsale di sinistra, con ubriacanti triangolazioni Hamsik-Ghoulam-Insigne, Jorginho e Allan signori dell’area dove nascono le idee offensive, partecipazione di Kloulibaly e Albiol alla linea avanzata di tutto il Napoli, in difesa altissima; a memoria le azioni tutte di prima, alla velocità della luce.
Al minuto 21 Mertens attira su di sè mezza difesa del City e inventa l’assist perfetto per Lorenzino Insigne: tiro “a giro” e la magia si avvera. Pallone nel sette della porta di Ederson (formidabile in altre impegni), uno a zero per il Napoli.
Il crac del ginocchio di Ghoulam sottrae al Napoli e allo spettacolo un protagonista assoluto (micidiali le sovrapposizioni con Insigne che mandano in tilt gli uomini del City, fino al quel momento in stazionamento prevalente nella propria metà campo). La nuova fase dell’incontro mette allo scoperto un punto debole della difesa napoletana che sui calci d’angolo, ma anche sulle punizioni, difendono a zona. Che male c’è? Basta ricordare la sconfitta del Napoli al San Paolo ad opera del Real Madrid e il gol di Sergio Ramos, anche lui marcato a zona in area di rigore. Di questa libertà di colpire si è giovato Otamendi per pareggiare. Uno a uno.
E i migliori d’Europa? In ipnosi come il Napoli a Manchester per la prima mezz’ora. L’esito di questa perfezione subìta si è manifestato con il nervosismo, a tratti in eccesso, che Guardiola si è portato dietro per tutti i novanta minuti, anche con qualche eccesso tollerato dal tedesco Brych. La svolta della partita è il prezzo pagato dagli azzurri per quei trenta minuti a velocità forsennata, di pressing a tutto campo, di grinta efficace, ma dispendiosa. I talenti del City, fino all’infortunio di Ghoulam in pausa di riflessione, si sono destati dal sonno indotto e hanno profittato dello scoramento per mettere fine alla supremazia tecnico-tattica-fisica degli azzurri. Un classico è il raddoppio dl City che al minuto tre della ripresa. Angolo del Manchester, Stones sovrasta tutti e spedisce alle spalle di Reina, incolpevole. Due a uno per il Manchester. A ridare fiato agli azzurri arriva il fischio di Brych per un fallo in area City su Albiol. E’ il sedicesimo della ripresa: Jorginho impeccabile, gol, due a due. Gli azzurri provano a vincere e commettono un errore da matita blu. Sguarniscono a tratti la difesa e con il City è come giocare alla roulette russa, come sparare con la canna della pistola puntata alla tempia. I colpi sono due, i due contropiede a difesa azzurra sbilanciata. Aguero s’invola indisturbato e Reia non può nulla per evitare il 2 a 3 al minuto ventiquattro 24. In over time, repaly delal difesa napoletana sguarnita. Cinque attaccanti contro tre difensori, per Sterling un gol facile, facile. Quattro a due per il City e si complica la vita degli azzurri in Champions League.
Che rabbia, il Napoli degli stupefacenti venticinque minuti iniziali, è spettacolo puro e aspetta solo di prolungare grandi pregi per tutti i rituali novanta minuti.
Luciano Scateni
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