Il GM di Brescia Santoro interviene a RPR: il nostro obiettivo? E' e rimane...






Articolo pubblicato il: 30/11/2016 09:31:10

Ieri a Cestisticamente parlando, trasmissione in onda su Radio Prima Rete, è intervenuto il gm della Germani Brescia, Alessandro Santoro. Questo il testo dell'intervista inviatoci: "Alessandro Santoro:
Ad inizio campionato ci sono stati molti mugugni a Brescia, poi l’innesto di Burns - si legge -  ha dato gli equilibri che mancavano alla squadra...
Siamo stati prudenti all’inizio, perché abbiamo cercato di dare riconoscenza a chi ci aveva portato in Serie A, agendo in controtendenza. Poi il campionato è difficile e molto equilibrato e il verdetto del campo molto spesso è quella sentenza alla quale non ti puoi sottrarre. Burns è una mia vecchia conoscenza, avendolo avuto a Montegranaro, ed è un intervento che ritengo non invasivo e i risultati ci stanno dando ragione, ma il campionato è ancora troppo lungo per cantare vittoria.
Come si gestisce il passare da società leader in A2 al fatto di partecipare dopo tanto tempo in Serie A?
Credo che la gestione dei momenti di comunicazione faccia la differenza. Comunicare in modo corretto e frequente lega molto il tifoso alla realtà sportiva in cui crede. Strategicamente - si legge -  è stata una delle cose più importanti che abbiamo fatto, al di là di ciò che riusciamo a produrre sul campo. Il segreto è dettato dal fatto che, se sei in giro durante la settimana a trovare gente, hai forse più speranza che la gente venga a trovarti domenica al palazzo. Questo è il nostro punto di vista che ci sta dando buoni risultati, aiutato dai buoni risultati sul campo, anche in una piazza esigente come Brescia. Il nostro obiettivo è e rimane la salvezza fino alla fine della stagione.
La cosa che si nota di più è che la vostra squadra si definisce una famiglia con una condivisione di valori importanti. E’ questo il segreto di Brescia?
Sicuramente si, perché passare - si legge - dal dilettantismo dell’A2 al professionismo della A è una cosa abissale, sia dal punto di vista tecnico e organizzativo. Il fatto di essere nati come una famiglia ha voluto dire tantissimo fino ad un certo punto della nostra esistenza. E’ chiaro che arrivare in Serie A può deviare da quello in cui ha creduto in tutti questi anni, ma sia Graziella Bragaglio che Matteo Bonetti hanno sempre voluto sottolineare che, pur entrando nel professionismo e dovendo dimostrare più professionalità rispetto allo scorso anno, non dovevamo perdere mai quello spirito familiare che poi ha costruito questo grande progetto sportivo. Si può essere sia famiglia che professionisti: questo è il segreto della nostra realtà e di tante che nello sport si affacciano per capire cosa succede e cosa si può fare, ma non si può perdere lo spirito familiare con cui trattare tutti gli addetti ai lavori e i giocatori. Se non tratti bene un giocatore anche quando gioca male, probabilmente lo perdi e non giocherà più bene - si legge - secondo le sue potenzialità.".