Articolo pubblicato il: 07/02/2017 17:47:24
Immaginate che una persona un giorno decida di farvi leggere un suo diario. Avete in mano le chiavi per entrare nel suo mondo. Pensieri, emozioni, sentimenti e riflessioni: tutto è lì davanti a voi. E' grosso modo questa la sensazione che si prova leggendo 'Nella mia stanza ho regali che non ho mi dato' di Federica Volpe. L'autrice è una pubblicista iscritta all'Ordine dei Giornalisti della Campania ed interprete. La protagonista del racconto è Alexia, una giovane ragazza norvegese che si trasferisce a Los Angeles per inseguire il suo sogno di diventare reporter. Alexia ama Dave, un ragazzo rimasto ad Oslo. A legarli un'esperienza dolorosa e un amore vissuto solo platonicamente. Il racconto esprime, come ama ricordare Federica Volpe, un processo, non solo una storia d'amore; un percorso di crescita che conduce a una scelta. Non solo, quindi, scelte legate all'amore, ma più in generale alla vita. L'autrice, infatti, nella chiacchierata avuta con me, ha dichiarato: "Se è vero che non si può vivere una vita senza amore, è pur vero che non si può vivere una vita di solo amore."
Per presentare al meglio il testo, spazio alla conversazione che ho avuto con l'autrice e che vi riporto qui:
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Partiamo dal titolo: 'Nella mia stanza ho regali che non ho mai dato'...
Il titolo volevo che fosse una metafora, la mia protagonista è una persona molto impavida, però quando si trova a parlare di sentimenti non ci riesce, se non tramite queste matafore. Il libro è intriso di metafore, simbolismo, figre retoriche. Volevo che anche il titolo fosse una metafora. La stanza in realtà è un po' se stessa, come lei descrive questa stanza nel libro che è la parte più intima di se stessa e in questa stanza lei ha conservato questo pezzo di cuore. E' un qualcosa di più intimo questo regalo. Io nel libro l'ho collegato al regalo che lei fa a Dave, però è solo un affetto più intimo.
- Alexia è la protagonista, quali aggettivi useresti per descriverla?
Alexia la definirei sicuramente lungimirante, paziente, cosa che per esempio io non sono (ride) e altruista. Lei descrive questo post morte del padre come un inferno e come è riuscita ad uscirne, però lei è disposta a trnarci pur di salvare dallo stesso inferno un'altra persona. E' un atto di grande altruismo.
- Tra le tematiche trattate c'è proprio la perdita del genitore...
Il tema della perdita, così come il tema del viaggio, è un tema sempre molto presente in qesllo che scrivo. Nasca dall'idea che oggi le persone fuggono dal dolore, invece io, che il dolore l'ho conosciuto bene, ho imparato che è una cosa assolutamente necessaria, sembra un clichè, ma non è così. Nonostante aver vissuto un evento così traumatico, in realtà (Alexia) una ragazza è comunque fortunata. Oggi tendiamo a chiudere delle microemozioni in macroemozioni e definiamo tante cose con 'soffro'. Racchiudiamo tutte le micro emozioni nella macro emozione del dolore, quando in realtà ogni emozione definisce momenti specifici e sensazioni specifiche.
- Quanto di autobriografico c'è in questo romanzo?
Io dico sempre che i perdonaggi sono come dei flgli che nascono dai genitori, io sono padre e madre, e posso dire che c'è qualcosa di me in tutti i personaggi, in alcuni anche di più piuttosto che in Alex. Il modo di sentire e vedere le emozioni di Alex è un po' il mio e le ho voluto dare qualcosa delle mie esperienze come il trasferimento, la perdita del padre, perchè per me sono argomenti importanti da affronatre prima di tutto per una crescita personale e poi anche perchè desidero comunicare qualcosa ai miei lettori che sia anche il fatto che la morte non rappresenta la fine di qualcosa e quindi, sì, c'è un po' di me in ogni personaggio.
- Sei in giro con il book tour, il prossimo appuntamento?
La prossima tappa sarà venerdì 17 febbraio alle ore 18:00 alla biblioteca comunale di San Giorgio a Cremano, Villa Bruno.
Ricordiamo che il libro è disponibile in versione cartacea e digitale su Amazon.
Francesca Surdi