Articolo pubblicato il: 24/03/2017 11:44:15
Da piccoli ci si innamora, di un gioco alla playstation, un cartone animato, oppure una sfera che prendi a calci. Chissà, forse è stato proprio così per Beppe Carriero. Un giorno quasi non vuoi entrare in quel rettangolo di gioco, troppo verde ma poi...scatta la magia. Un percorso di vita, fino al mondo professionistico, raccontato attraverso gli occhi di Giovanni, il papà di Giuseppe.
Bene, Giovanni è arrivato il momento di mettere 'a nudo' suo figlio (scherziamo...ma non troppo). Come si sente? Emozionato?
“Si,abbastanza.
Lo sono spesso quando parlo dei miei figli, soprattutto quando mi dicono che sono educati e rispettosi”.
Abbiamo avuto modo di notare il forte legame che c'è tra voi, ci racconta com'era Giuseppe da piccolo?
“Il nostro forte legame nasce da tante passioni in comune tra le più importanti sicuramente il calcio. Spesso era in negozio con me (mentre io tagliavo i capelli lui giocava con i figli dei miei clienti a pallone in un angolo del negozio). Era un bambino molto ubbidiente e sincero. Avevamo fatto un patto: dirci sempre la verità bella o brutta... . Era talmente abituato a dire il vero che lo faceva con tutti ed in ogni circostanza.
Ricordo infatti,di quella volta alle elementari in cui la sua classe pensò bene di fare uno scherzo ad una sua compagna. Scherzo però, che fu’ ben presto scoperto dall’insegnante, la quale chiese di chi fosse stata l’idea di quello scherzo.
Alla domanda dell’insegnante, Giuseppe si alzò subito in piedi e disse : «a dire il vero sono stato anch’io». Fu’ l’unico a prendersi la nota e tornò a casa arrabbiatissimo.
Andava d'accordo con tutti era sempre sorridente ed affettuoso come del resto lo è ancora oggi. Andava a scuola molto volentieri anzi si arrabbiava quando lo portavamo in ritardo.
Il pallone era la sua grande passione, non lo mollava mai. In casa lo teneva tra i piedi passando da una stanza all'altra. Ricordo infatti i continui rimproveri della mamma quando giocava in casa combinando sempre tanti guai come in negozio, ma lì lo lasciavo fare. Cedeva ad ogni nostra condizione educativa pur di non staccarsene mai. Come hobby allenavo una squadra dilettantistica e lui insisteva che lo portassi con me; veniva sul campo e sfidava i portieri.
Il primo giorno che lo portai agli allenamenti con i bambini aveva 5 anni e mezzo, non voleva entrare in campo senza di me, il mister lo convinse prendendolo per mano accompagnandolo...da quel giorno non ha più saltato un allenamento, se lo volevamo punire bastava dirgli che non l'avremmo portato agli allenamenti .
A 7 anni venne selezionato dall'Inter dove rimase 3 anni alla fine dei quali dissero che, seppur bravo, non era pronto fisicamente. Passò alla Pro Sesto per 2 anni; la società fallì ed il suo mister lo portò con sé al Lecco per un anno; successivamente passò al Renate dove rimase per tre anni arrivando agli allievi nazionali. Quell'anno si sviluppò tantissimo; il suo mister passò ad allenare il Verbania, squadra di eccellenza, e ci chiese di portarlo con lui in prima squadra.
Giuseppe era entusiasto di giocare con i grandi e accettò. Ad oggi possiamo dire che è stata la scelta migliore, infatti a gennaio dello stesso anno calcistico, grazie alle sue prestazioni, fu richiesto da varie squadre di "serie D". Tra queste scegliemmo lo Sporting Bellinzago. Ricordo che all'esordio da titolare, l'11 Gennaio 2015, andò subito in rete dopo 14 minuti. Ero incredulo. L'anno dopo vinse il campionato di "serie D" giocando quasi tutte le partire da titolare con la stessa squadra”.
Come ha capito che il calcio poteva essere la sua strada?
“Sinceramente non ho mai pensato che il calcio potesse essere la sua strada, anche perché, a me e mia moglie bastava che la domenica fossimo semplicemente allo stadio. Non abbiamo mai perso una partita. Siamo perfettamente consapevoli che questo percorso che Beppe ha scelto di percorre è molto difficile e l’idea di poter fare di questa sua passione un lavoro, ci lusinga e rende fieri di lui,perché comunque vada siamo sicuri che ci abbia messo tutta l’umiltà e l’impegno possibile affrontando mille sacrifici”.
Si però Giuseppe da figlio avrà qualche difetto? Vogliamo conoscerlo...
“Sicuramente Beppe ha dei difetti, tra cui quello di raccomandargli spesso le cose.
Nella maggior parte delle situazioni dimostra attenzione e cerca di ascoltare, salvo quando una cosa non è di suo interesse, dove tende a stufarsi in breve tempo.
Risulta spesso essere testardo e altrettanto permaloso se lo prendono in giro. Quando ciò accade in campo me ne accorgo subito perché entra in regime di guerra.
Spesso da piccolo quando si verificavano questi episodi mi avvicinavo alla rete di recinzione e bastava che mi vedesse, senza che io dicessi niente, per ricordarsi ciò che gli raccomandavo in macchina prima della partita. In maniera ironica gli dicevo di «non fare il bandito in camp»”.
Il calcio è fatto di grandi soddisfazioni ma anche di delusioni, c'è stato un momento in cui credeva che il percorso di Giuseppe da calciatore, poteva non continuare?
“Credo che di delusioni Beppe ne abbia subite tante, soprattutto a 10 anni quando non venne confermato all'Inter, oltretutto era la sua squadra del cuore. Purtroppo nel settore giovanile, soprattutto quello professionistico, molto spesso nella selezione dei candidati oltre alla bravura, si guarda molto alla prospettiva di sviluppo di un bambino/ragazzino dal punto di vista fisico,tanto da dover essere determinante nella scelta per l’ingresso in squadra. Spesso risultava difficile spiegargli il perché di questi no, in fondo si trattava pur sempre di un ragazzino, per cui mi limitavo nel dirgli «benvenuto nella giungla!». Ricordo che una volta a fine allenamento Beppe uscì dagli spogliatoi con le lacrime agli occhi e mi disse: LORO VOGLIONO FARMI SMETTERE DI GIOCARE, MA NON CI RIUSCIRANNO MAI!!!
Credo che ogni esperienza di vita aiuti a crescere, e che quelle negative rafforzino ancora di più il carattere, tanto da poter rendere Beppe più tenace, caparbio e determinato”.
Che rapporto ha con suo figlio?
“Con mio figlio ho un ottimo rapporto, si riesce facilmente ad andare d’accordo con lui. Durante la giornata ci sentiamo spesso, anche solo per un saluto, e quando torna a casa passiamo interi pomeriggi a guardare film, altra nostra passione in comune. Da quando è alla Casertana ci vediamo poco, o per lo meno molto meno rispetto a come era nostra consuetudine, infatti, mi mancano molto le nostre lunghe chiacchierate. Spesso mi chiede consigli perché ripone nei miei confronti molta stima, come io ne provo per lui, dal momento che si comporta da bravo ragazzo, con la testa sulle spalle. Sa farsi voler bene ed è molto sensibile,tanto da prendersi a cuore le questioni degli altri. Nonostante la lontananza, riesce a rendermi partecipe delle sue sconfitte o vittorie e a farmi sentire indispensabile per lui come amico e padre, quando subito dopo ogni partita mi chiama per raccontarmi com’è andata in campo. In realtà è difficile che gli faccia complimenti, tanto è vero che spesso mi rinfaccia questo mio atteggiamento nei suoi confronti. Nonostante tutto però, comprende perché io non lo assecondi sempre sul suo operato”.
Giuseppe è arrivato a Caserta e qui ha debuttato nei professionisti, ci racconta come ha vissuto la chiamata e poi il momento del debutto?
“Quando Beppe è venuto a conoscenza dell’interesse della Casertana nei suoi confronti ne è stato molto felice e lo è stato ancor di più quando ha potuto guardare il video dei tifosi....in quel momento mi ha guardato dicendomi «PAPA’ QUESTO E’ IL MIO STADIO». La sua mamma era molto preoccupata per la distanza, al contrario io ero felice per lui di questa nuova esperienza da vivere fuori casa, perché sicuramente lo avrebbe aiutato a crescere, a diventare più adulto affrontando non poche difficoltà.
Qualsiasi scelta abbiamo dovuto prendere, l’abbiamo sempre valutata insieme lasciando a lui la facoltà di decidere in ogni caso. In quei giorni, mia moglie ed io, eravamo in vacanza vicino a Melfi e di sicuro non ci saremmo mai persi il suo debutto da titolare!!! Ho vissuto quell’occasione con tanta ansia e chiedevo a me stesso come avrei potuto gestire tutta quella emozione che provavo! Al termine della partita, Beppe uscì fuori dal campo molto arrabbiato, perché riteneva di non aver giocato al massimo del suo potenziale”.
Ha grinta da vendere, noi di goldwebtv.it lo abbiamo definito il 'ringhio' della Lega Pro perché ci ricorda molto Gattuso per caratteristiche, sbagliamo a pensarla così?
“Se penso a solo qualche anno fa,quando tutti dubitavano del suo percorso calcistico per via del fisico e di conseguenza della forza che secondo alcuni non avrebbe mai potuto sviluppare, mi viene da ridere!!! Sono, infatti, d’accordo sul fatto che lui sia grintoso e mi fa piacere ascoltare il paragone positivo che spesso viene fatto tra Peppe e Gattuso, soprattutto perché ritengo quest’ultimo sia stato un esempio di umiltà e passione nel mondo calcistico”.
Cosa sogna per suo figlio?
“Sogno che sia felice e che possa realizzare tutto ciò che desidera, soprattutto perché come ho detto pocanzi, di sacrifici e rinunce ne ha fatte tante. Gli auguro che resti sempre come adesso, una persona solare e umile, che possa incontrare lungo il suo cammino persone che gli vogliano veramente bene”.
Giovanni, suo figlio non sa di questa intervista, o meglio, non sa cosa ci stiamo dicendo e per lui sarà una sorpresa, vuole approfittare di questo 'mezzo' per dirgli qualcosa che non ha mai detto prima?
“Non so se c’è qualcosa che non gli abbia mai detto... ecco non gli ho mai detto che per la gioia ho pianto quando ha dedicato il suo goal a me e al nonno. Cosa più importante...non gli ho mai detto di quanto io sia orgoglioso di lui,e che in ogni passo ancora del suo lungo cammino io resterò sempre il suo primo grande tifoso!!! Ah dimenticavo di dirgli una cosa....da giovane quando giocavo facevo molti più gol di lui!!!!!”
Siamo arrivati al termine di questa bella conversazione, la ringraziamo per il tempo che ci sta dedicando e siamo pronti a gioire con Lei e la sua famiglia per i gol che Giuseppe farà ma...cosa ha provato quando lo ha visto segnare per la prima volta tra i professionisti?
“Contro la Reggina ero in tribuna con degli amici e ho potuto ammirare il suo primo gol....ho provato una grande emozione....ho pensato che in quel gol era racchiusa tutta la tua grinta e tenacia”.
E' tempo di saluti, noi la salutiamo nel nostro dialetto: l'aspettamme a braccia aperte. Beh, adesso tocca a Lei salutarci nel nostro dialetto...
VE VOGL BEN, SPER E V VERE’ AMBRÉSS
Serena Li Calzi